Nel cuore della Terra di Siena c’è un paesaggio essenziale. Lo compongono colline, calanchi, il corso sinuoso del fiume, i cipressi che coronano isolati le alture o che seguono, in ordinati filari, l’andamento delle strade. Sui colli, borghi e monumenti isolati di straordinario fascino sorvegliano boschi di querce, oliveti, i vigneti dove si producono il Brunello e gli altri grandi vini di questa parte di Toscana. A occidente chiude il paesaggio il Monte Amiata, il più alto vulcano spento d’Italia. Il fiume che le ha dato il nome alla Val d’Orcia è poco più di un torrentello: per buona parte dell’anno si prosciuga per la calura dell’estate, ma con le piogge dell’autunno diventa un fiume impetuoso. Nasce sui colli tra Radicofani e Sarteano, scende al centro di un’ampia conca coltivata, poi piega progressivamente a occidente, sfiora i colli di Pienza, San Quirico, Montalcino e Castiglione. Schiva l’Amiata sprofondando in una forra selvaggia, prosegue tra le colline dell’alta Maremma e infine si getta nell’Ombrone. L’acqua, naturalmente, non è solo quella dell’Orcia e dei suoi affluenti. A Bagno Vignoni come a Bagni San Filippo, le acque termali che salgono dal cuore del vulcano tornano alla luce con prepotenza, formano concrezioni di rara bellezza, offrono benessere e salute, da millenni, a un pubblico che arriva da ogni parte del mondo.
Di origini etrusco-romane, è un piccolo borgo medievale, in provincia di Siena, che ancora oggi conserva il suo antico assetto originario. Il borgo ha pianta rotonda e si presenta nella forma di castello fortificato; ancora oggi sono visibili nell’antica porta del paese, i secolari gangheri e i piombatoi, dai quali venivano gettati i massi per difendersi dagli invasori. Il paese compare per la prima volta, nel 1213, in documenti dell’Archivio di Stato di Siena, con il nome di Castel Mozzo. Come tutta la zona, appartenne ai potenti Signori Cacciaconti della Scialenga, i cui ampi domini comprendevano la fattoria della Fratta, a poca distanza da Sinalunga, giungendo fino ai pressi del Castrum di Montepulciano. Nel 1270 Castel Mozzo passa alla Repubblica di Siena e nel 1354 il borgo diviene proprietà dell’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, il cui stemma (appunto una scala) è tuttora visibile nei fregi posti ad ornamento delle facciate di alcuni poderi dei dintorni. Per qualche tempo dominato dai Salimbeni , viene acquistato dai Piccolomini che rimangono proprietari fino alla riconquista da parte di Siena. Con la sconfitta della Repubblica di Siena Castelmuzio viene annesso dai Medici al Granducato di Toscana. Il borgo è posto sul crinale di un colle di tufo sovrastato dal Monte Lecceto e si affaccia sulla verde vallata della Trove. Ha la tipica struttura medioevale del castello fortificato cinto di mura e bastioni. All’ingresso del paese prima della breve salita che conduce alla porta di accesso, inserita in un monumento ai caduti, è murata la pietra sulla quale era solito riposare San Bernardino da Siena. L’antica porta conserva i “gangari” originali per l’apertura e la chiusura ed i piombatoi da cui venivano scagliati i grossi sassi per difendersi dagli assalitori. Nella piazza centrale sorgono gli edifici più interessanti. La torre che attualmente ospita il Palazzo Fratini, recentemente ristrutturato, un tempo sede del giurisdicente. Lo Spedale di San Giovanni Battista che accoglieva viandanti ed orfani offrendo loro alloggio e cibo nonché provvedendo alla dote delle ragazze prive di beni. La sede della Confraternita della SS. Trinità e di San Bernardino, cui era annessa una farmacia ed un ospizio di quattro letti per i pellegrini che percorrevano la vicina Via Francigena. Fondata nel 1450 ed intitolata al Santo che tenne in questi luoghi alcune delle sue celebri prediche, la Confraternita ospita oggi un Museo d’Arte Sacra ricco di pregevoli esemplari: una madonna con Santi attribuita a Pietro Francesco degli Orioli, una Madonna con il Bambino della scuola di Duccio di Boninsegna, dipinti della scuola del Beccafumi, di Domenico Manetti e Sano di Pietro; una singolare urna cineraria etrusca in terracotta proveniente da Abbadia Sicille ed un’interessante raccolta di arredi sacri. Infine una tavoletta attribuita a Sano di Pietro , con il monogramma di Cristo circondato da un sole d’oro su fondo azzurro, donata da San Bernardino al paese e custodita in un tabernacolo del settecento in oro e smalto. A poca distanza da Castel Muzio sorge la Pieve di Santo Stefano in Cennano, sulla strada che porta verso Montisi, di origine paleocristiana , costruita sul di un antico tempio romano. Fonte: http://www.turismo.intoscana.it